AITC Associazione Italiana Tumori Cerebrali

Francesca

Francesca Blandina

…il ricordo fa rivivere le emozioni,
riporta alla mente immagini, voci, sorrisi…

Francesca è andata nella pace di un’altra Vita alle 21,00 del 26 novembre
2007, all’età di 56 anni. Troppo presto, perché ancora tanta vita doveva
essere vissuta, ma quando il destino decide, non c’è nulla che si può fare..
Questa storia, è la storia di una persona che ha avuto la sfortuna che in
tanti purtroppo hanno, di incappare in una malattia brutta quanto
devastante, il tumore cerebrale, o meglio un Oligodendrioglioma anaplastico
di 3 grado. I primi sintomi sono arrivati nell’estate del 2006, dei leggeri
malesseri, poi un inspiegabile formicolio alla gamba sinistra; il medico di
famiglia richiede una risonanza urgente ed il responso parla di una chiazza
a livello del lobo temporale destro.

Allora il neurochirurgo dice di aspettare
qualche mese, anche perché questa strana chiazza è esattamente in
corrispondenza del trauma cranico che era stato causato due anni prima da
un incidente stradale (un pazzo tamponò ai 200 Km/h la macchina dove
viaggiavano mia mamma Francesca e mio papà, e mia mamma riportò un
grave trauma cranico con uno stato di coma durato 7 ore) e quindi secondo il
medico che visionò la risonanza, era meglio aspettare qualche mese per
vedere l’evolversi della situazione (infatti lui pensava che potesse trattarsi
di una cicatrice del trauma). Dopo tre mesi una muova risonanza, che
evidenzia una zona di sviluppo, quindi si decide per l’operazione…passano
due mesi, nei quali alla speranza che si tratti veramente di una cicatrice
dovuta al trauma, si intreccia la pura che sia un tumore.
Il giorno dell’operazione è il 5 marzo 2007, mio papà Bruno accompagna
mia mamma all’ospedale in macchina, ci salutiamo, sono le 7,00 del
mattino, io e Pongo (il nostro cagnolino) dalla finestra guardiamo mamma
e papà che partono, è stata l’unica volta che ho visto mia mamma asciugarsi
delle lacrime… Io vado al lavoro, sono tesa ma speranzosa. Alle 13,00
vado in ospedale, mamma è ancora in sala operatoria, esce alle 14,30.

Siamo io, papà, Piero (il mio fidanzato) e Mara (un’amica di famiglia che
abbiamo voluto fosse vicina a noi) che aspettiamo…finalmente escono tutti, io
seguo mia mamma che stà per essere trasferita in rianimazione. Quando esco
dalla sala, torniamo tutti a casa (lei rimarrà lì 24 ore) ed andando alla
macchina chiedo a Piero se hanno parlato con il neurochirurgo che ha
eseguito l’operazione, lui mi risponde di sì, ma quando gli chiedo cosa ha
detto è il silenzio…allora mi fermo e glielo chiedo di nuovo…“è uno di
quelli brutti” mi dice, ed io non capisco, anzi forse ho capito, ma è tutto
talmente assurdo che non riesco a credere alle sue parole…vorrei urlare
dalla rabbia, ma la voce mi si strozza in gola. Il giorno dopo finalmente
viene trasferita nel reparto di neurochirurgia, possiamo vederla e parlarle,
ma con quale dolore sapendo che il medico ha pronosticato dai 6 mesi al
massimo 2 anni di vita. I giorni passano, mia mamma reagisce in maniera
straordinaria, è come prima (nessun danno neurologico riportato
dall’operazione) dopo una settimana viene dimessa. La vita continua, ma
stiamo aspettando l’esito dell’esame istologico, che puntuale arriva con una
conferma di ciò che il neurochirurgo ci aveva detto: Oligodendrioglioma
anaplastico di 3 grado. Vado a Milano con Piero, all’Istituto Oncologico
“Carlo Besta”, ma ci viene confermata la gravità della situazione (mia
mamma di tutto questo non sa nulla) e non c’è nulla che si possa fare…è
tutto così assurdo, mia mamma ora stà bene, non ha più nessun sintomo…
Inizia la radioterapia al dosaggio massimo, per trenta giorni, a maggio
una nuova risonanza di controllo…quello stramaledettissimo tumore si è
già riformato e questa volta più grande di prima; allora le vengono
somministrati due cicli di chemioterapia di prima linea, una nuova
risonanza, ma nulla, cresce sempre di più…

Siamo a settembre del 2007, ricompaiono ancora quei formicolii, mia
mamma vuole sapere la verità, l’oncologa le dice che c’è qualcosina e che con
la chemioterapia si proverà a fermarne lo sviluppo. Io passo notti in
internet, alla ricerca di qualcosa che la possa salvare, ma capisco che forse
ora solo un miracolo può… Cominciano anche altri segni neurologici, la
memoria viene meno, le cose cadono dalle mani, l’equilibrio è sempre più
precario…ma cosa stà succedendo?…il 29 settembre una febbre improvvisa a
39°…dura per una settimana, alla fine il ricovero, è una febbre di natura
neoplastica, l’edema è aumentato…antibiotici, cortisone e subito un nuovo
ciclo di chemio, questa volta di seconda linea. In ospedale rimane per una
ventina di giorni, ma le cose peggiorano sempre di più. Viene dimessa e
nell’unica ed ultima settimana della sua vita che trascorre a casa, mia
mamma ha un tracollo, non riesce a camminare, a mangiare, e cade sempre
di più in uno stato soporifero. Il 31 ottobre, il giorno del mio compleanno,
alla sera ceniamo in compagnia, Piero arriva con una torta, ci facciamo le
foto (le ultime che abbiamo fatto con mamma)…la mattina seguente è in
coma e subito un nuovo ricovero…l’ultimo. Il neurochirurgo che la operò, ci
chiede se vogliamo rioperare, ma lui per primo non è convinto di poterlo fare,
vista la gravità della situazione, anzi ci dice che forse è meglio lasciarla
stare, sarebbe solo accanimento terapeutico. Lo stato di coma va e viene,
dopo una settimana migliora un pochino, decidono di dimetterla, visto che
non verrà operata, non ha senso per loro tenerla in ospedale! A poche ore
dalle dimissioni c’è un improvviso aggravamento, arrivo in ospedale di corsa
dopo il lavoro e trovo mia mamma con l’ossigeno, in preda ad una grave
crisi respiratoria. Ormai non risponde quasi più, riesce solo a stringerti le
mani…è una situazione veramente terribile e di grande sofferenza…rimane
in questo stato per 10 giorni, durante i quali le crisi respiratorie si alternano
a quelle epilettiche, fino a che lo stato di coma è totale… I medici dicono
che lei non sente nulla, ma alle nostre parole, alle nostre carezze, lei
risponde con dei piccoli movimenti del corpo o con un respiro diverso dal
solito.

Viene dimessa, così, anche se il reparto era semivuoto, anche se la situazione
era gravissima, anche se potevano aspettare solo qualche giorno…
…l’ultimo respiro dopo tre giorni, il 26 novembre, di sera, al rintocco della campana delle nove…
Se n’è andata circondata dalle persone che veramente le hanno voluto bene,
mio papà Bruno, io sua figlia Monica, Piero, Stefania (una persona
meravigliosa…che l’ha assistita in molte notti all’ospedale), Mara
(un’amica speciale)…

L’ultimo saluto è stato la dimostrazione di quale persona è stata nella vita,
perché tantissime persone erano presenti e perché il silenzio e la compostezza
che ci sono stati durante la cerimonia, sono stati la testimonianza del dolore
vero e profondo di ogni persona presente.

“Cara Mamma, sei stata una persona davvero Speciale nella tua Vita, eri
Forte e Combattiva, come un vero Guerriero…sì, perché questa terribile
malattia l’hai affrontata come solo un vero combattente sa fare, non ci hai
mai mostrato le tue lacrime, ma solo e sempre il tuo sorriso…sono sicura che
ora, sei in un luogo migliore di questo, dove la gioia e la pace sono la
quotidianità e dove il dolore è solo un lontano ricordo…”

“…il tuo sorriso,
il tuo Amore,
il tuo coraggio,
la tua voglia di vivere,
saranno il nostro esempio di vita…in ogni istante…”