Questa è la storia di Nicola.
Un mio grande amico, una grande persona. Uno di quegli amici con cui si condividono i momenti dell’infanzia: le feste, le risate esagerate, i sogni, le chiacchiere fino a tarda notte, le serate in compagnia, le vacanze innocenti.
Nicola era una delle persone più intelligenti che io abbia conosciuto. Forte, vitale, energico, bello,
simpatico, dal carisma e dal fascino davvero rari.
Era un vero amico, al quale confidare un problema o col quale stare a parlare per ore senza correre il rischio di non essere ascoltati. Le sue teorie sul Mondo erano affascinanti, il suo naso rivolto all’insù verso le stelle ancora lo ricordo chiaramente. La sua risata era contagiosa, e quando rideva il suo naso si arricciava e gli occhi diventavano una fessura. La sua camminata era sicura e la mano sinistra nella tasca dei jeans era una costante. La sua voce mi rimbomba ancora in testa. La sua ironia era tagliente, coglieva ogni particolare non percepibile ai più e intuiva ogni pregio e ogni difetto di una persona con facilità.
Dopo l’adolescenza le nostre strade si erano fisicamente divise per l’Università e lui era andato a
vivere in un’altra città. Ci sentivamo raramente ma ogni volta era una gioia, si percepiva un affetto sincero.
Ogni anno ci facevamo gli auguri per le festività, ci sentivamo spesso e seguivano grandi propositi di rivederci presto.
Poi ci furono anni di misterioso silenzio, giustificati da tutti dal fatto che fosse sempre stata una
persona particolare, sfuggente e a tratti solitaria. Un’ultima risposta il giorno del suo compleanno, che non capii a pieno ma interpretai come una delle sue piccole stranezze.
Solo da poco ho appreso che neanche un anno dopo se n’era andato. In silenzio. A 31 anni.
La notizia mi travolse come un colpo al petto talmente forte da farmi avere addirittura l’effetto
contrario: ho preso la notizia del suo tumore cerebrale e della sua morte come il normale ciclo della vita. “Succede”. Il giorno della notizia sono persino riuscita a guardare le sue foto col sorriso. Ma il giorno dopo al risveglio fu come se il mondo mi fosse crollato addosso.
Sono stati giorni difficili e tuttora non riesco pienamente a capacitarmi del fatto che non ci sia più.
Penso agli anni di dolore che ha passato, ai suoi momenti di gioia, di paura e vorrei tornare indietro per poterlo rivedere anche solo una volta e abbracciarlo.
Era buono, Nicola. Lo si vedeva dagli occhi.
Manchi.
C.