Sono una ragazza di 21 anni che studia Medicina.
Nonostante tutto. Nonostante mio padre, medico, sia morto quando io ne
avevo sei per un tumore cerebrale. Mi rivolgo a tutti quei genitori che sono
rimasti soli, magari con figli piccoli, come mia madre. Andate avanti, cercate
di essere forti, perché loro di questo hanno bisogno.
E sappiate che nonostante tutto, loro potranno essere felici. Cresceranno bene,
forse più consapevoli di tante cose, ma nonostante tutto, felici.
Ci vuole tempo, però si può essere felici e stare bene anche se non si
assomiglia al modello della “famiglia della Mulino bianco”.
I miei ricordi di mio padre sono tutti legati agli ultimi mesi di malattia ma
mi sono costruita, grazie al ricordo di mia madre e di altre persone, un ricordo
indiretto di mio padre quando non stava male.
Certo volte fantastico sulla mia vita, penso a come sarebbe stato il giorno
della mia prima comunione con lui, oppure il giorno che sono entrata a
medicina. Provo ad immaginare cosa mi avrebbe detto. Poi accantono il
pensiero, perché alla fine… che importa? Alla fine lui è con me, io ci parlo,
lo sogno.
Avevo deciso che avrei fatto il medico ben prima che lui si ammalasse: avevo 5
anni. E quando le persone pensano che la mia decisione sia scaturita dal fatto
che lui fosse medico e che la mia sia solo emulazione mi innervosisco.
Semplicemente io non ho cambiato idea.
Sono passati quindici anni, la mattina mi alzo sempre con il sorriso e cerco
di affrontare la giornata nel migliore dei modi, senza prendermela tanto per le
“cavolate di ogni giorno”, perché il grande dolore si è trasformato nella
consapevolezza di avere una “diversa misura delle cose”.
Certe volte invece sono triste e corro al cimitero piangendo. Anche questo è
normale. Spero che queste parole siano di conforto per qualcuno.
Benedetta