Chi scrive è una zia superfortunata: la vita non mia ha regalato marito e figli, ma due splendidi nipoti sì, figli della mia unica sorella.
Sono un maschio e femmina e quest’ultima mia figlioccia di battesimo: avevo 17 anni quando è nata e volevo a tutti i costi essere la sua madrina e così è stato. Poi la vita è andata avanti, lei è
cresciuta: fidanzato, studio, lavoro…
Un giorno di settembre che sembrava normale, nel giro di poche ore è arrivato un drammatico responso: astrocitoma cerebrale.
Io che pensavo che fosse ricoverata per un semplice malessere, poche ore dopo ero in ospedale con lei e la sua famiglia, consapevole di quello che aveva.
Da quel momento in poi è iniziato un tacito accordo: due interventi al cervello, radio e chemioterapia, non ci hanno impedito di spassarcela alla grande!
Non mi sono sentita sua zia, ma una sorella maggiore con cui condividere le “marachelle”, le passeggiate anche solo per comprare una canottiera, le “scorribande” estive con la sua
cagnetta.
Alla faccia del tumore abbiamo fatto tutto e ora che il tumore l’ha portata via da noi, niente potrà toglierci questi ricordi.
Mi manca la mia “sorellina” che a 27 anni ci ha lasciato, mi manca molto, ma averla è stato troppo importante!
La mia “Gianduiotta” è volata in cielo da casa sua, confortata dall’amore dei suoi genitori e della sua famiglia.
Adesso, se qualcuno mi chiedesse se sia meglio non averla mai avuta e amata pur di non soffrire così tanto, oppure averla avuta e
soffrire così per la sua perdita, risponderei subito per la seconda soluzione.
L’amore comporta sofferenza, ma meglio amare e soffrire che non amare mai.
Ringrazio Dio per il dono della nostra Gianduiotta, suo padre e sua madre per averla messa al mondo e Lei stessa per la gioia che mi ha dato, in tutti i momenti passati insieme.
Sono sempre una zia superfortunata!
La zia-sorella maggiore
Donata